Il Rubicone nella storia
Il Rubicone già nel 264 a.C., ai tempi della prima guerra punica, di fatto costituiva il confine nord orientale tra la Repubblica Romana e la Gallia Cisalpina. Quando Caio Giulio Cesare fu eletto console nel 59 a.C. e partì per sottomettere le Gallie, il Senato decise che a sud di questo torrente non si potevano più guidare milizie romane. Dopo solo 10 anni Cesare tornò carico di glorie con il desiderio di conquistare ad ogni costo il potere. Dopo una breve sosta a Ravenna, egli infatti decise di non sciogliere le legioni e di varcare con l’esercito il Rubicone nella notte del 10 gennaio del 49 a.C. per marciare alla volta di Roma, pronunziando la ormai celebre frase “Alea iacta est” (“il dado è tratto”), consapevole che quella sua decisione avrebbe provocato l’inizio della guerra civile e la fine del I° triumvirato.
Questo piccolo fiume tornerà nuovamente, tra la fine di settembre e l’inizio dell’ottobre 1944, una linea di confine; infatti, sia per la sua posizione strategicamente importante, sia per l’evolversi tattico degli eventi bellici lungo la Linea Gotica, fu interessato da un violento scontro tra le linee difensive tedesche e l’attacco degli eserciti alleati che mirava alla conquista dell’ultimo baluardo collinare, per potersi poi riversare nella piana di Cesena. La Battaglia del Rubicone fu quindi decisiva per lo sfondamento della Linea Gotica e rivestì fondamentale importanza nel contesto generale della Campagna d’Italia.
Linea Gotica 1944
La Linea Gotica (ribattezzata “Linea Verde” nel giugno ’44) era una linea fortificata lunga 320 Km. Partendo dalla vallata del fiume Magra, a sud di La Spezia, si stendeva lungo l’Appennino Tosco Emiliano e la vallata del fiume Foglia, fino a raggiungere le alture tra Pesaro e Cattolica, sull’Adriatico. Oltre a sfruttare roccaforti naturali come il passo della Futa, era costellata da torrette di Pantera, cannoni, rifugi in acciaio e caverne scavate nella roccia. Sulle pendici dei monti ed in borgate presidiate da reparti di soldati, erano presenti infatti 2.376 postazioni di mitragliatrici, 479 cannoni anticarro, mortai e cannoni d’assalto, 120.000 metri di reticolati e campi minati. Ogni appostamento era inoltre fornito di una cospicua scorta di bombe a mano che permetteva una notevole superiorità alle truppe tedesche che tenevano posizioni elevate rispetto agli alleati che salivano dal basso. Inoltre la sua postazione principale sul fiume Foglia era preceduta da una zona di sicurezza e seguita a una ventina di chilometri dalla Linea Gotica n.2.
L’organizzazione TODT cominciò la fortificazione già nell’ottobre del 1943. Per oltre un anno vi lavorarono 50.000 italiani, 18.000 genieri tedeschi e 2.000 tecnici slovacchi, la maggior parte dei quali arruolati forzatamente. Nonostante ciò non tutte le opere realizzate erano di buona qualità. Non tutti i manovali, infatti, si dedicavano al lavoro con lo stesso entusiasmo dei tedeschi e in ogni angolo della montagna, dove la Resistenza partigiana cresceva di giorno in giorno, era un succedersi continuo di azioni fulminee di sabotaggio e di ritardo.
Alla battaglia per la Linea Gotica, cominciata nel settembre ’44 e terminata alla fine di aprile del ’45, presero parte sul versante adriatico l’8a armata britannica contro la 10 armata tedesca e sul versante tirrenico la 5a armata USA contro la 14a armata tedesca. Le vittime fino al 21 settembre ammontarono a oltre 80.000 (compresi i civili), ma alla fine complessivamente furono circa 100.000, italiani compresi, (Il 7 ottobre il gen. Alexander ne aveva calcolate 30.000 per le forze alleate e 42.000 per quelle tedesche) e i mezzi corazzati danneggiati o distrutti nel solo settore adriatico furono 754.
25 settembre ‘44 : attacco alla Linea Christa
Il corso del fiume Rubicone/Fiumicino, per i germanici rappresentava la Linea Christa che, più di una vera è propria linea di fortificazione, consisteva in una serie di capisaldi e punti strategici da dominare per rallentare e se possibile fermare, l’avanzata delle forze alleate. I tedeschi dopo aver abbandonato tra il 24 e il 25 settembre la Linea Brunhild sull’Uso, cercarono di concentrare le loro forze a Sogliano, sul Monte Farneto, a Roncofreddo, a Borghi, a S. Giovanni, a Montalbano, a Bellaria, a S. Mauro Pascoli e a Savignano. Gli alleati il 25 settembre così ripresero l’offensiva; i neozelandesi e i greci attaccarono a Bellaria, i canadesi a S. Mauro Pascoli, gli inglesi a Savignano e Montalbano; Borghi e Roncofreddo furono sottoposti ad un cannoneggiamento a tappeto anche grazie all’ausilio di navi da guerra appostate sull’Adriatico, mentre per Sogliano iniziarono 10 infernali giorni di bombardamento. A testimoniare questi drammatici momenti del passaggio del fronte, ancora oggi sono visibili dei graffiti in cima allo scalone del Palazzo Nardini, che veniva utilizzato come luogo di primo soccorso e dormitorio per soldati e sfollati. Dal 1° al 10 ottobre la Linea Christa bloccò l’avanzata alleata anche grazie al mare di fango provocato dai numerosi torrenti e corsi d’acqua, che per le abbondanti piogge di quei mesi ne avevano causato lo straripamento, rendendo così estremamente difficoltose le linee di rifornimento ed ogni spostamento dei mezzi corazzati. Il Rubicone ancora una volta era il confine tra due mondi.
5 ottobre ‘44 : gli alleati a Sogliano
Mentre a Savignano la situazione era momentaneamente in stallo, a Sogliano dopo due tentativi di sfondamento andati a vuoto da parte dei Sikh provenienti da S.Giovanni e fermati a S.Martino in Converseto e alla Ripa Rossa, il 5 ottobre il reggimento 1/2 Punjab della 20a brigata di J.B. Mac Donald, dopo uno scontro durato 5 ore, contro 8 tedeschi ubicati nei pressi della Chiesa di San Donato, raggiunsero la borgata in mattinata. Verso mezzogiorno anche il reggimento 3/5 Marhatta da S.Giovanni in Galilea raggiunse Sogliano, mentre S.Martino in Converseto venne definitivamente espugnato dalla 1° King’s Own R.R. della 25a brigata di Eustace A.Aderne anche grazie all’appoggio dei carri dello squadrone “C” del North Irish Horse appostato su Torriana. Tuttavia sempre in mattinata i tedeschi contrattaccarono ricacciando per buona parte gli inglesi. Si combatté ancora per tutta la giornata finché alla sera, alle 22, Sogliano fu definitivamente liberata. Dopodiché l’offensiva si sviluppò su due assi: la 20a brigata avanzò sul monte Farneto, Ciola Araldi e S.Paola contro l’871° reggimento della 356a divisione tedesca, mentre la 25a brigata avanzò su Roncofreddo, Musano e S.Lorenzo in Scanno contro i battaglioni I/721 e II/741 della 114a divisione Jäger.
6 ottobre ‘44 : la battaglia per il Monte Farneto
Il giorno dopo i Sikh del 1/2 Punjab ed i Belucistani del 4/10 Baluch presero Strigara ed i 2/3 Gurkas e 3/5 Mahratta da Sogliano, attraversarono il Rubicone e si spostarono sul monte Farneto che venne occupato da quest’ultimi la mattina del 7 ottobre. Questa altura che dominava l’intera vallata del Rubicone era tuttavia talmente importante che i tedeschi decisero di contrattaccare in forze con il II/721 e, dopo alcuni giorni di combattimento, anche con alcuni reparti di riserva. Corsero infatti in loro aiuto le avanguardie del 15° reggimento della 29a divisione e dopo poche ore il battaglione I/15 e la 9a compagnia del III/15 ripresero il monte Farneto e ristabilirono la linea del fronte. Gli alleati capirono allora che riattaccare frontalmente sarebbe costato troppo; pertanto la 20a brigata aggirò il monte e avanzò su Montecodruzzo che venne occupata grazie all’aiuto della 43a brigata Gurkhas tra il 10 e l’11 ottobre. I tedeschi così si videro costretti ad arretrare sul monte dell’Erta o monte delle Vacche che costituiva la chiave di Cesena. Successivamente S. Lorenzo in Scanno venne liberata l’8 ottobre, S. Paola tra il 9 e il 10, Roncofreddo il 10, Monteleone e monte Spaccato l’11.